E l’odore? Dove lo volete mettere l’odore
della carta? Lilla alla violetta, avorio alla vaniglia,… e il rumore? Quando
strappi la busta e apri i fogli…e la consistenza? Sotto i polpastrelli liscia,
ruvida, porosa, lucida,…
E la sorpresa! Ah, la sorpresa! E’
arrivata? E’ arrivata! Ma da chi ? forse da…. E infine quel momento di
solitudine, necessario per gustare tutte
le sensazioni insieme e per leggere le parole che avevamo tanto aspettato…
Stanca dei litigi e dei panni lavati
nella piazza di FB, un book gestito da tante face troppo piccole
(in teoria) per permettersi un profilo e troppo immature per saperlo gestire,
ho deciso di passare all’azione.
Unità didattica di italiano su una
tipologia testuale : la lettera.
Bene. Ho costruito con del cartone una
scatola sulla quale ho incollato l’immagine di un’antica cassetta delle
lettere.
Poi l’ho portata in classe e l’ho appoggiata sulla cattedra, sotto gli
occhi curiosi dei miei alunni. L’ho lasciata lì, apparentemente abbandonata e
ho cominciato la lezione : la formula di saluto, l’introduzione…blablabla…il
corpo centrale…blablabla…la formula di saluto….
Alla fine ho dato questo compito: ognuno
di loro avrebbe dovuto sorteggiare il nome di un compagno di classe e non
avrebbe dovuto rivelarlo a nessuno. Quel compagno sarebbe stato il destinatario
di una lettera.
“Ma cosa devo scrivere, prof?!”
Quello che vuoi. Ti metti davanti a un
foglio (vero) con una penna (vera) e cominci: “Caro…” e scrivi quello che ti
viene in mente. Poi pieghi il foglio, lo metti in una busta (vera) con
l’indirizzo e tutto, e la imbuchi in questa cassetta della posta.
Una settimana di tempo.
Ogni mattina, prima dell’inizio delle
lezioni, qualcuno si avvicinava alla cassetta e infilava una busta. Dopo una settimana
non stavano più nella pelle!
Ho aperto la scatola e ho cominciato a
chiamare uno per uno i destinatari delle missive. Nessuno sapeva da chi avrebbe
ricevuto la lettera. Venivano alla cattedra e poi tornavano al posto rigirando
tra le mani la propria busta. Qualcuno aveva perfino disegnato il francobollo.
Come sempre, anche questa volta ci sono
stati i “furbi”, quelli che misonodimenticato, l’holasciataacasa,
nonsapevocosascrivere…. . Pochi, ma c’erano. Non ho dovuto rimproverarli: ci
aveva pensato lo sguardo deluso dei compagni che, a causa loro, non avevano
ricevuto nulla.
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