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sabato 1 giugno 2013

DOPPIO MISTO

Sarà il periodo di fine anno, saranno gli interventi che ho letto, sarà che ci si è messo anche il sindaco di New York…. ma la riflessione sul “bravo insegnante” continua a frullarmi per la testa. Mentre cercavo di mettere un po’ di ordine nei pensieri (perché volevo scrivere delle risposte) mi sono scontrata più volte con questo pensiero: chi sono i “bravi discenti”?

Durante questo per-corso, spessissimo sognavo di trovare il modo per applicare la metodologia che mi sono trovata a sperimentare con voi nella scuola, la mia scuola, con i miei ragazzi. Un’idea alla quale non ho ancora rinunciato, sia chiaro; ma più approfondivo la strategia del Prof. Andreas (ecco un “bravo insegnante”!) più mi venivano alla mente le facce di alcuni alunni…. Il Bravo Insegnante non basta: è necessario, ma non sufficiente, fosse anche il più bravo della terra! Se vado a rileggere i commenti di tutti i miei compagni di per-corso, soprattutto se guardo gli orari in cui sono stati scritti, mi accorgo che chi è arrivato fin qui l’ha fortemente voluto. Non sto parlando delle conoscenze acquisite, ma dell’esserci, della partecipazione al lavoro, del seguire ciò che viene fatto da altri se in un momento specifico non si riesce a stare al passo, ma anche del recuperare di corsa il terreno perduto, lavorando nei ritagli di tempo (notti comprese), togliendo quel tempo ad altro (per scelta e non per costrizione).

Se da questa grande classe virtuale sposto lo sguardo su quella terza media che tra un mese non vedrò più e con la quale ho lavorato per tre anni, devo ammettere che, seppure molto più modestamente, i meccanismi sono simili: 27 alunni, ma molti di meno quelli che lungo la strada hanno voluto imparare come porsi nei confronti del sapere, hanno avuto il coraggio di buttarsi nel lavoro, di accettare il rischio dell’errore (e non solo il rischio…), di impiegare un po’ più di tempo per fare un compito….

Forse a quell’età i ragazzi dotati di volontà, coraggio, capacità di giudizio sono troppo pochi per porsi un obiettivo così alto? O magari è proprio mirando così in alto che si riuscirà a far emergere quel “merito” di cui oggi si parla tanto? Cosa farebbe in questi casi il Bravo Insegnante?


Avrei voluto scrivere delle risposte…e come al solito ho generato domande!

1 commento:

  1. Interessante quello che hai detto! Ancora meglio è stato espresso dalla mia classe di maturande, che alla cena di maturità, in coro, ci ha allegramente cantato: Tuti i ne disi che semo un vero muro de gomma / noi muro resteremo / finché terminerà la nostra maturità / zaza!
    Più chiaro di così...

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