Si é accesa un’altra discussione attorno al tema della valutazione, la spina nel fianco di noi insegnanti.
Io credo che la valutazione sia importante.
E che lo sia per me e per lo studente.
A me serve perché io ho bisogno di misurare
il cammino fatto fino ad un certo punto: misurando quel cammino
riesco a mantenere o modificare la rotta, capisco dove sto andando e dove sto
portando il mio studente. La misurazione
é la parte piú semplice e piú arida della valutazione, la piú distaccata perché
é rivolta unicamente alla performance.
Anche per l’allievo é importante, anzi é
doverosa: aiuta a renderlo consapevole dei suoi punti di forza e di debolezza,
perché senza questa consapevolezza non si va da nessuna parte. Certo, non é
piacevole dire a un ragazzino “il tuo lavoro non va bene “ “ non é cosí che
devi fare” “devi ricominciare da capo”, ma peggio sarebbe non dirglielo!
Specialmente in un mondo in cui la figura del genitore sta assumendo l'unica
funzione di giustificare sempre e comunque il proprio figlio. Se peró si abituano i ragazzi a vedere
nell'errore un aiuto al diventare piú bravi e non un elemento per
demoralizzarsi, si puó cercare di ridimensionare l' idea di dramma e di fallimento che il giudizio porta con sé. La misurazione di un risultato é
rivolta esclusivamente al prodotto e non a chi l’ha fatto: “ il tuo lavoro non
é fatto bene” e non “ sei stupido”.
Subito prima e subito dopo si innesta la
valutazione.
Subito prima perché quando si prepara una
qualsiasi “verifica” si cerca di prevedere delle differenze nelle richieste (ed
ecco l’altra discussione sull'individualizzazione dell’insegnamento...): ogni
ragazzo parte da un livello diverso, ha un'intelligenza diversa e un diverso
atteggiamento nei confronti della scuola, della fatica, del lavoro,.... questo
significa che io sto giá valutando nel momento in cui immagino un percorso
particolare per quella persona particolare.
Alla fine ho di nuovo la valutazione: parto
dal “numero” oggettivo della misurazione e lo plasmo, rivestendolo di ció che ho
cercato di capire dell’alunno, tenendo conto di come é arrivato a quel
risultato.
Questa é la parte piú difficile, perché
(non so se giusto o sbagliato, se bello o brutto) ma sará per forza una scelta
personale, che potró prendere dopo essermi consultata e consigliata, ma sempre
personale resterá, come personale e unico é ogni singolo rapporto con gli
studenti.
Situazione rischiosa, perché siamo umani e
soggetti a sentimenti, nel bene e nel male, anche se cerchiamo di mantenerci il
piú corretti possibile! Ma é la rischiosa bellezza di un “ mestiere” fatto prevalentemente di
rapporti umani.
Quanti spunti per la discussione, qui!
RispondiEliminaPrimo punto: l'importanza della comunicazione. Anche io negli anni ho imparato a usare delle frasi specifiche che "sdrammatizzano", con lo scopo di distruggere l'associazione di errore e fallimento. Ecco le mie preferite: "Fantastico: mi serviva proprio questo errore per spiegarvi che.... Grazie!" e "Ora mi serve un certo errore per completare la spiegazione. Come si traduce l'espressione "xxx"? Come hai detto, Pierino (Giulia / Mario...)? Mi dispiace.... Hai detto giusto... A me invece serviva l'errore!"
I ragazzi sono spiazzati da questo atteggiamento ed entrano in una specie di "confusione costruttiva" nella quale devono rimisurare il rapporto con me, se stessi e la loro idea dell'eterno gioco fra allievi e docenti. Ci vuole però tanta attenzione per non sprecare al primo test questo capitale di fiducia che si va accumulando...
Il secondo punto riguarda la personalizzazione. Io la faccio dopo un primo test. Studio cosa è andato storto nelle prove di chi non ha raggiunto la sufficienza e preparo una seconda verifica personalizzata. Però sono consapevole di non aver risolto il problema delle diverse intelligenze (Gardner insegna). I ragazzi non-logici hanno difficoltà con i test linguistici di sostituzione e completamento. Poi c'è chi si fissa sul dettaglio e perde di vista l'insieme... Insomma ci sono una serie di problematiche che rendono necessario diversificare molto le prove di verifica. In questo noi insegnanti di lingua siamo forse avvantaggiati, potendo fare tante attività di diversa natura all'interno di un'unica disciplina (ascolto, conversazione, lessico, scrittura...)
Infine, mi è piaciuto molto il tuo accenno alla "misurazione doverosa" e al fatto che spesso dobbiamo sostituirci alle famiglie. E' un fatto: dobbiamo insegnare ai ragazzi il concetto di limite. E' importantissimo, sia per la loro formazione personale, sia per la formazione del futuro cittadino. Devo dire che ho la fortuna di avere splendidi colleghi che mi hanno insegnato molto da questo punto di vista. Gli studenti nutrono per loro una profonda gratitudine, spesso anche dopo essere stati "maltrattati", perché - come tutti i giovani sani - hanno un forte senso di giustizia e riconoscono l'onestà intellettuale dei loro docenti.
Il mio rammarico é che, nella teoria funziona tutto bene, poi nella pratica..... Se devo lavorare sulla produzione scritta (ad esmpio) lí c'é ben poco da personalizzare! Leopardi é Leopardi e il congiuntivo non si puó approssimare.... Spesso finisce che la personalizzazione diventa ...un saldo di fine stagione: siccome non ce la fai, ti chiedo meno......
RispondiEliminaAdesso devo andare, ma continueró a rifletterci......