All’inizio c’era il caos.
Un caos fasullo, solo apparente anche se veramente destabilizzante, magistralmente governato dal Prof.Andreas.
La gente si muoveva vorticosa e accogliente , senza una precisa direzione , se non “ arrivare al mulino”: il come non aveva importanza. E alla fine ci siamo arrivati tutti: chi fino alla Macina, chi appena fuori dalla porta....ma ci siamo arrivati, spingendo i piú lenti , rincorrendo i piú veloci, chiamandoci da lontano perchè nessuno si perdesse. E lí c’era il Prof., che ci aspettava sorridente, seduto sui sacchi di farina.
Poi le case si son fatte di pietra.
Alcune svettanti, un po’ gotiche, bellissime a vedersi: dentro si potevano trovare le risposte. Sempre. Altre, piccoline, ma con i davazali pieni di fiori e di domande.
E abbiamo costruito strade, tante strade che hanno cominciato a collegare portoni e portoncini e i piccioni viaggiatori hanno imparato i percorsi per arrivare alle giuste finestre. Meno voli, forse. Ma i messaggi erano più profondi e ricchi e carichi di significati.
Infine siamo usciti dalle case e cisiamo trovati. Ci siamo guardati negli occhi e stretti la mano. Abbiamo ascoltato le parole e siamo rientrati al villaggio con un po’ di legna che ha ravvivato il fuoco.
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